RASSEGNA STAMPA

L'UNITA' - Diaz, governo e maggioranza stanno dalla parte dei carnefici

Roma, 20 maggio 2010

Diaz, governo e maggioranza stanno dalla parte dei carnefici

> Il sottosegretario Mantovano «Fiducia negli agenti condannati, restano tutti al loro posto»
> Il Pdl insorge contro le decisioni della corte d’appello. Cicchitto: «Sposa la tesi dei no global»

MASSIMO SOLANI

Il Viminale difende gli agenti di Ps condannati in appello a Genova per l’irruzione alla Diaz. Mantovano: «Restano al loro posto». Il Pdl attacca i magistrati ma la procura è soddisfatta: «Ci avevano chiesto di dimenticare».

Novantotto anni di carcere, venticinque condanne, un’assoluzione e due proscioglimenti per intervenuta prescrizione. All’indomani della sentenza della corte d’appello di Genova per l’irruzione alla scuola Diaz al termine del G8 del 2001, da governo e maggioranza è un fuoco di fila contro la decisione della III sezione del tribunale del capoluogo ligure. E nonostante le condanne, il Viminale va dritto per la sua strada, quella battuta senza esitazioni fin dai primi minuti successivi alla «macelleria messicana» (come la definì proprio Michelangelo Fournier, ex vice dirigente reparto mobile Roma, prosciolto per prescrizione) compiuta nella scuola dove dormivano decine di manifestanti. «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno», commentava ieri il sottosegretario Alfredo Mantovano. Aggiungendo che «resteranno al loro posto, che non si limitano ad occupare, svolgendo il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione, rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle istituzioni». Parole sottoscritte anche al ministro dell’Interno Roberto Maroni che, ieri a Bari assieme al capo della Polizia Antonio Manganelli, ha ribadito la sua «piena fiducia per le persone che sono state coinvolte». Prese di posizioni duramente criticate dall’opposizione («interventi inappropriati» secondo Emanuele Fiano, presidente del forum sicurezza del Pd) che al contrario hanno riscosso consensi fra i banchi del centrodestra. «È una sentenza che sposa la tesi più estrema dei no global - ha commentato capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - quella notte ci furono errori e valutazioni sbagliate da alcuni settori delle forze dell’ordine e non un organico disegno repressivo nè una catena di comando funzionale ad esso». «È una decisione intrisa di ideologia», ha rincarato la dose il capogruppo al Senato del Pdl Maurizio Gasparri. «È la vittoria temporanea dei mujaheddin», ha commentato Giorgio Stracquadanio, membro della Commissione affari costituzionali della Camera.

SODDISFAZIONE IN PROCURA
La sentenza d’appello, però, rende giustizia alla caparbietà della procura di Genova che in tutti questi anni non si è mai arresa e ha continuato a lavorare in silenzio nonostante le polemiche e gli attacchi. «Siamo soddisfatti non del risultato, ma del lavoro che abbiamo fatto - spiegava ieri il pubblico ministero Enrico Zucca - Il nostro dovere era quello di indagare sulle violazioni commesse, e questo è il nostro dato, il risultato che abbiamo sempre acquisito». Certo fanno male le critiche, certo fa rumore la presa di posizione netta del ministero dell’Interno. Una sorta di “sconfessione” del lavoro della magistratura. «All’interno della polizia non c’è stata una riflessione nè la capacità di avviare una riflessione su quanto successo - prosegue il pubblico ministero - Sui fatti di Bolzaneto e della Diaz ci avevano chiesto di dimenticare. Non mi sorprende la reazione del Viminale - ha concluso - Quello che manca è uno strumento di autocontrollo all’interno delle forze dell’ordine».